Dalla lezione del 12 gennaio 1983 su immaginazione e fenomenologia.
Protagonista dell’estetica di Formaggio sin dalla sua tesi di laurea magistrale, la fenomenologia innerva tutti i suoi corsi in Statale. Il Professore insiste più volte sulle colonne portanti del metodo fenomenologico: la riduzione e l’intenzionalità. La riduzione, anche detta epoché, è la messa tra parentesi dell’esistenza trascendente del mondo: il nuovo orizzonte conoscitivo che così si dispiega è dunque intrinsecamente informato dall’intenzionalità, ovvero dalla radicale e profonda relazione che attraversa la percezione. Per Husserl, l’intenzionalità non è una caratteristica di un gruppo di fenomeni, ma la natura costitutiva della coscienza stessa. Seguendo questa prospettiva, Formaggio chiarisce infatti che la coscienza è sempre coscienza di, della casa, della porta, della finestra: la quotidianità della percezione ordinaria viene così riscoperta nella sua complessità e ricchezza. Tentando, se possibile, una semplificazione, la riduzione e l’intenzionalità sono le due facce della medaglia del metodo fenomenologico: senza l’una non vi è l’altra, e senza entrambe, come sottolinea Formaggio, non si dà fenomenologia.
Elio Franzini, Paolo Spinicci, Vincenzo Costa, La fenomenologia
Einaudi, Torino 2002
Giovanni Piana, I problemi della fenomenologia
Mondadori, Milano 1966
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